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Crediti bloccati, OICE: tra 2 o 3 mesi sarà troppo tardi


L’Associazione propone l’intervento di Regioni e società partecipate. CNI chiede un bonus al 90% per 15 o 20 anni.


Sblocco immediato dei crediti perché fra 2 o 3 mesi sarà già troppo tardi e, nel frattempo, iniziative delle Regioni e delle società partecipate per la rapida circolazione dei crediti maturati. 

È la richiesta che OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, ha formulato all’interno della nota predisposta dal gruppo di lavoro sul Superbonus.

Una visione cui si aggiunge quella del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), che pensa a come ridisegnare i bonus fiscali per dare certezza al mercato ed evitare l’aumento dei prezzi.


Crediti fiscali bloccati, i rischi per proprietari e imprese

Secondo il presidente dell’OICE, Giorgio Lupoi, lo stop alla circolazione dei crediti è diventato un boomerang soprattutto per proprietari di case, professionisti e piccole imprese del Centro Italia, Sud e isole.

I cassetti fiscali pieni causano contratti insostenibili, cantieri sospesi e imprese costrette a licenziare.

Un problema che, sostiene Lupoi, dovrebbe essere affrontato prima di guardare agli effetti della proposta di direttiva europea sull’efficientamento energetico in edilizia.

Secondo Fabio Tonelli, coordinatore del gruppo di lavoro sul Superbonus, la situazione è drammatica perché i proprietari di edifici che hanno iniziato gli interventi rischiano di non vederli realizzati o completati, e i professionisti non vedranno un euro dei propri compensi con una perdita che, solamente per gli interventi ancora da iniziare, supera i 2 miliardi di euro.

OICE ritiene che per evitare il collasso i crediti devono essere sbloccati al più presto.

Tra 2 o 3 mesi, anche se si concretizzasse lo sblocco degli acquisti di crediti, gli interventi programmati non potranno essere eseguiti per mancanza dei necessari tempi d’esecuzione lavori.

Superbonus, il ruolo delle Regioni

Sulla base dei dati diffusi dall’Enea, OICE rileva che le aree del Centro e Sud Italia hanno risposto al Superbonus al pari delle aree economicamente più sviluppate, tanto che a fine 2022, la regione con il maggior consumo pro capite di fondi è l’Abruzzo, con 1.673,61 euro per abitante.

Questi territori stanno registrando un sensibile ritardo nell’avanzamento dei cantieri (lo scarto tra nord est e sud è di circa il 10%), complice anche la dimensione ridotta delle imprese, che determina un trattamento diverso da parte delle banche.

Per far ripartire la circolazione dei crediti, e consentire la realizzazione degli interventi per cui le CILAS sono state presentate entro il 31 dicembre 2022, OICE suggerisce un intervento delle Regioni e delle società partecipate.

OICE cita come esempio il caso della Sardegna, che attraverso la finanziaria Sfirs sta effettuando una massiccia iniezione di liquidità sul proprio territorio, con più di 250 milioni di euro, divisi su tre tranche di finanziamento, attualmente in istruttoria per la liquidazione di crediti di imposta.


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Efficientamento energetico, CNI: bonus 90% per 15 o 20 anni

Parallelamente alle proposte per salvare professionisti ed imprese dall’impasse, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) immagina il nuovo scenario dei bonus, che devono diventare più sostenibili, ma devono continuare ad esistere per consentire l’efficientamento energetico egli edifici e centrare gli obiettivi europei.

Il Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, Angelo Domenico Perrini, intervenuto in audizione presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato, ha affermato che per centrare gli obiettivi è fondamentale l’effetto leva del credito di imposta.

Secondo Perrini, è necessario trovare un punto di equilibrio tra la quota di finanziamento pubblico e quella dei privati. 

“Se è vero che le detrazioni fiscali al 110% non potevano funzionare a lungo, è altrettanto vero che occorre trovare una quota di detrazione che preveda la compartecipazione del singolo proprietario di immobile per una quota minima indispensabile”.

Il CNI propone incentivi al 90%, duraturi nel tempo, validi per 15 o 20 anni.

In questo modo una platea più ampia di soggetti potrebbe programmare gli investimenti e, diluendo i lavori nel tempo, si eviterebbe di innescare fenomeni inflattivi sui prezzi dei materiali da costruzione.



fonte:edilportale