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Costruzioni 2024: senza superbonus investimenti in calo dell’8,5%



Nel 2023 il settore delle costruzioni registra una prima frenata degli investimenti (-0,6%) alla quale seguirà una caduta molto più forte nel 2024 (-8,5%).

Il settore è schiacciato tra il superbonus ormai alla fine della sua parabola, la contrazione delle riqualificazioni, le opere pubbliche finanziate dal PNRR, che però procedono molto più lentamente rispetto alle previsioni, la bassa produttività delle costruzioni e il forte aumento del contenzioso.

Sono le previsioni contenute nel 35° Rapporto congiunturale del CRESME sul mercato delle Costruzioni, presentato ieri dal Direttore dell’istituto di ricerca, Lorenzo Bellicini.

Il profondo dualismo del mercato che si prospetta per il 2024 è evidente: -11,4% per il rinnovo residenziale che equivale a 28 miliardi di euro di investimenti in valori correnti persi in un anno (dopo gli 11 miliardi persi nel 2023 rispetto al 2022); +16,6% per le nuove opere del genio civile (ma appena 3,2 miliardi in valori correnti), comunque inferiore al +29,7% del 2023.


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Effetto superbonus sulle costruzioni nel 2024: -8,6%

Gli investimenti da superbonus sono ormai in caduta libera e nel 2024 andranno ad esaurirsi.

Questo trascinerà verso il basso l’attività di manutenzione del patrimonio residenziale, che ha già iniziato la sua contrazione e che diverrà pesante nel 2024 e nel 2025 (dai 120 miliardi a valori correnti del 2022 ai 60 del 2026).

Ricordiamo che, in base ai dati diffusi mensilmente dell’Enea, a giugno e a luglio 2022 si era registrato un incremento di 4,6 e poi di altri 4,5 miliardi e di euro al mese; ad ottobre, un altro balzo di 8 miliardi di euro; a fine novembre, addirittura di 9 miliardi di euro in un solo mese. Nel 2023 il ritmo di crescita degli investimenti in efficientamento energetico agevolati con il superbonus è stato di circa 3,5 miliardi di euro al mese.

Le opere pubbliche finanziate dal PNRR non bastano

L’eccezionale spinta delle opere pubbliche non è in grado di garantire la tenuta dell’intero mercato, ma solo di attenuarne la caduta.

Il comparto delle opere pubbliche – spiega il Cresme – è entrato in una complessa fase esecutiva ed è chiamato alla sfida delle realizzazioni: tra gennaio 2019 e agosto 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 afferenti al PNRR, e ne sono stati aggiudicati 204, dei quali 48 PNRR.

La sfida delle opere pubbliche, che dovrebbero continuare a crescere sino al 2027, è tutta di capacità realizzativa. “Il settore è appeso alle opere pubbliche” – sintetizza Bellicini.

Ed è evidente che la partita che potrà cambiare questi numeri in corso d’opera è proprio quella del PNRR.

Le costruzioni davanti alla sfida della digitalizzazione

Il Cresme punta il faro sulla produttività dell’industria edilizia: il livello toccato dai costi di costruzione – in particolare rispetto ai prezzi di mercato del prodotto residenziale in molte parti del Paese -, la produttività delle costruzioni e la qualità della manodopera oggi impiegata, pongono altre importanti sfide in termini di innovazione, industrializzazione, digitalizzazione, riduzione del costo dell’errore.

Secondo il Rapporto, i prossimi dieci anni saranno quelli di una forte polarizzazione nel mercato delle costruzioni tra domanda e offerta che guardano al futuro e domanda e offerta che guardano al passato.

Fallimenti e incremento del contenzioso

Il 2024 e il 2025 saranno con molta probabilità caratterizzati da fallimenti e da un forte incremento del contenzioso. Nel comparto della riqualificazione residenziale, il non collocamento presso terzi dei crediti fiscali comporta rischi di tenuta delle imprese con le spalle meno larghe e una interruzione dei flussi di liquidità, quindi, l’interruzione delle forniture l’aumento dei casi di non completamento dei lavori, i cui esiti si possono prevedere.

Qualche settimana fa il Ministero dell’Economia e delle Finanze stimava in 135 miliardi di euro i crediti incagliati, provenienti da superbonus e bonus edilizi.

Nel campo delle opere pubbliche, la progettazione esecutiva affidata alle imprese aggiudicatarie sulla base di appalti deboli di contenuto tecnico porterà a una verifica dei costi dell’appalto dopo l’aggiudicazione e all’emergere di criticità economiche e realizzative. Sulla base di queste dinamiche, il Cresme si attende una accentuazione dei problemi nei flussi di liquidità.



fonte: edilportale