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Il G20 e il grande colpo di coda alla sfida climatica


Dalla Conferenza di Napoli, preparatoria del G20 globale, emerge un dato chiaro: si è ancora ben lungi dallo spiegare in maniera chiara come si intende agire per contrastare il cambiamento climatico.


Sono passati molti mesi dal G20 2021, ma c’è la necessità di mantenere alta l’attenzione su temi che rischiano di esser trattati troppo spesso in maniera estemporanea.

G20 2021, atto finale

Nelle pagine di questo portale abbiamo affrontato il tema “G20 2021” in numerose occasioni, dando particolare rilievo ai risultati “dal punto di vista ambientale” e al grado di preparazione alla sfida climatica, sullo sfondo di accordi, annunci e parole (leggere, anzi leggerissime), pronunciate fin dalla conferenza finale di Napoli – quella tematica, preparatoria al G20 globale di fine ottobre.
Proprio la Conferenza di Napoli è stata richiamata in due recenti comunicati stampa del MiTE, a chiusura della presidenza italiana dei “Grandi” venti della Terra:

1. il primo ha riguardato un workshop, che si è tenuto nella settimana in cui termina il mandato della presidenza italiana, sulle “Soluzioni basate sulla natura” e gli “Approcci basati sull’ecosistema”;

2. il secondo, invece, concerne la Roadmap 2021-2023 per contribuire alla sostenibilità globale delle produzioni e dei consumi.

Il workshop di chiusura: parole ed inglesismi a ruota libera

“È un momento cruciale per avviare azioni e spingere verso iniziative ambiziose e coordinate nei consessi internazionali e verso azioni urgenti per un’economia a emissioni zero, positiva per la natura e giusta”.

Inizia proprio con l’esplicito richiamo al Communiqué adottato dai Ministri dell’Ambiente del G20 a Napoli il 22 luglio 2021, che ha riconosciuto che quello che stiamo vivendo è “a crucial moment to set up actions and push for ambitious and coordinated initiatives in international fora and urgent action for a carbon-neutral, nature positive and just economy”.
Set up e push for: parole leggere, per l’appunto, perché si limitano ad enunciare.

I relatori – si legge nel comunicato – “hanno offerto una panoramica sulle «Nature-based Solutions» e sugli «Ecosystem-based Approaches», misure che offrono contemporaneamente molteplici benefici alla natura, al clima e alle persone, in grado di coniugare salvaguardia ambientale ed esigenze di sviluppo, e che includono iniziative e pratiche di protezione, ripristino, gestione e uso sostenibile degli ecosistemi e delle risorse territoriali”.
“Numerose le esperienze nazionali presentate: da una nuova strategia basata sugli ecosistemi nelle steppe anatoliche ai progetti promossi localmente in Francia, dai piani post-tsunami in Giappone al programma REPLANT Act statunitense, fino alle esperienze italiane di protezione e ripristino di ecosistemi dunali, agricoli, forestali, marini e lagunari, in particolare a Venezia”.

Ma non solo: tutti i partecipanti “hanno convenuto” sulla “necessità” di:

  •  avviare un “percorso di ripresa” a beneficio del pianeta e delle popolazioni nel quadro della visione 2050 «Living in harmony with nature»; 

  •  garantire che le sfide interconnesse e interdipendenti della perdita di biodiversità, del degrado del suolo e del cambiamento climatico siano affrontate e gestite in modo sostenibile, complementare e integrato all’interno delle politiche e delle programmazioni nazionali;

  •  trovare una comprensione comune sui contributi di tali “soluzioni” e “approcci” in tutti gli ecosistemi, compresi gli ecosistemi urbani, garantendo la protezione dell’ambiente, l’inclusione sociale e la partecipazione delle comunità locali, dei popoli indigeni e delle parti interessate.

Il percorso volontario, le attività concrete, gli ambiti specifici e le azioni decise

Nell’ambito della presidenza italiana del G20 è stata approvata anche la nuova roadmap del RED (Resource Efficiency Dialogue).
La roadmap traccia un “percorso volontario” di tre anni per sviluppare individualmente e/o congiuntamente una serie di attività concrete” in “ambiti specifici” stabiliti dal G20 RED “quali ad esempio la moda circolare, le città, la riduzione degli sprechi alimentari, la finanza sostenibile, gli appalti pubblici verdi”.

Il comunicato richiama quanto affermato a Napoli nell’estate 2021, quando i Ministri hanno chiesto “azioni decise” sull’uso sostenibile e circolare delle risorse e hanno affidato al G20 Resource Efficiency Dialogue (G20 RED) il compito di attuare la Visione del G20 sull’efficienza delle risorse e l’economia circolare.

L’“incisività” delle affermazioni continua con una serie di pregnanti premesse:

  •  “ribadita l’importanza di …..”;

  •  “rafforzando ulteriormente il/lo/la/i/gli/le…”;

  •  “promuovere la condivisione di informazioni rispetto agli obiettivi nazionali in materia di efficienza delle risorse ed economia circolare ed agli indicatori che vengono utilizzati per monitorarne il raggiungimento”;

  •  capacità di “aumentare la consapevolezza rispetto ad una pluralità di questioni che richiedono un’attenzione immediata in tutto il mondo” e di “rilanciare l’impegno dei partecipanti a condividere le informazioni e lavorare in una direzione comune”.

Manca soltanto l’appello alla pace nel mondo e il cerchio è chiuso.

G20 2021, il grande assente: il “come”

Dopo anni di stantie promesse, ci si aspettava, sinceramente, qualcosa di più: something more…
E invece neanche negli “approfondimenti” che seguono il comunicato si può trovare traccia del come, né del dove si può trovare scritto nero su bianco le modalità di “messa a terra” di tali lodevoli principi…

I Membri del G20, infatti:

  •  “riconoscono che l’efficienza delle risorse e l’economia circolare sono strumenti importanti disponibili per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile e in grado di contribuire in misura significativa al consumo e alla produzione sostenibili, nonché ad affrontare il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado del territorio e l’inquinamento”. Il “come” consiste in una facoltà “previo accordo” di “ospitare una o più riunioni del G20 RED al fine di condividere conoscenze, azioni e buone pratiche relative all’efficienza delle risorse e all’economia circolare alla luce dei progressi compiuti in ciascun paese”;

  •  “si impegneranno attivamente nello sviluppo di politiche e intraprenderanno azioni volte a perseguire la produzione e il consumo sostenibili e a migliorare l’efficienza delle risorse attraverso l’economia circolare, la gestione sostenibile dei materiali, le 3R …”. Il “come” è ancora più fantasioso del precedente: “tenendo conto delle discussioni sugli argomenti di cui sopra nei futuri eventi in ambito G20 RED”;

  •  “riconoscono inoltre che l’innovazione tecnologica e non-tecnologica è necessaria per migliorare l’efficienza delle risorse, e che l’efficienza delle risorse e l’economia circolare hanno un grande potenziale per potenziare [sta scritto proprio così, sic!] la competitività e la crescita economica, gestire le risorse in modo sostenibile e creare posti di lavoro […]” Il “come”, in questo caso, è declinato al “futuro ADDD”: a data da destinarsi, ovvero se-come-quando “il G20 RED promuoverà la comunicazione con i rappresentanti delle imprese quali il B20 e incoraggerà la partecipazione della comunità di ricerca attraverso l’IRP e altri organismi”;

  •  “riconoscono che i giovani sono in prima linea nell’adozione di modelli di acquisto più equi e sostenibili e che stanno influenzando il modo in cui il mondo produce, distribuisce e consuma”. Anche in questo caso, affermare che “il G20 RED potenzierà quindi il coinvolgimento dei giovani per migliorare […]” fa fine e non impegna (e soprattutto non costa nulla);

  •  “possono facilitare il lavoro di follow-up del G20 Implementation Framework on Marine Plastic Litter (Quadro di attuazione del G20 per le azioni sui rifiuti plastici marini) avvalendosi [il “come”] delle opportunità e delle risorse derivanti dalle riunioni del G20 RED per potenziare le sinergie e ridurre al minimo le duplicazioni, in linea con le decisioni di volta in volta assunte dalle presidenze del G20”…

L’elenco continua, ma abbiamo deciso di troncarlo qui: il significato è chiaro.

Il training autogeno e il potere

L’aspetto – se vogliamo – più divertente riguarda il punto n. 3 della roadmap: “migliorare la misurazione dell’efficienza delle risorse e dell’economia circolare”.
Si legge, infatti (testuale) che “i Membri del G20 sono incoraggiati:

   •  a condividere le azioni intraprese a livello nazionale per lo sviluppo e il monitoraggio degli indicatori dell’efficienza delle risorse e dell’economia circolare, in particolare gli indicatori che dimostrano come l’efficienza delle risorse e gli approcci dell’economia circolare stiano coadiuvando il raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati negli accordi ambientali multilaterali pertinenti, i contributi determinati a livello nazionale per affrontare il cambiamento climatico, e/o gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”;

   •  ad adoperarsi per monitorare i progressi delle politiche sulla base di dati statistici;

   •  a sviluppare la capacità di disporre di indicatori a livello nazionale […]”.

Incoraggiati da chi/cosa, viene da chiedersi: a meno che non si voglia considerare il documento una seduta di training autogeno.

È proprio vero – come dice l’ex magistrato Gianrico Carofiglio, che i legulei “scrivono in modo incomprensibile”, e lo fanno per tre ragioni:

1. innanzitutto, per la pigrizia del gergo perché quando si accede alla professione del diritto si inizia ad ascoltare una lingua diversa dall’italiano (“Prima ci si smarrisce, poi si capisce che quella lingua è facile, priva di sfumature, sicura…”);

2. la seconda ragione è il narcisismo, ci si mette su un piano diverso rispetto all’interlocutore;

3. la terza è il potere, si parla e si scrive in modo oscuro perché ci si vuole sottrarre al controllo”.

Il controllo di quello che si farà. Forse. Senza neanche sapere come.


Fonte: teknoring