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Com’è andato il G20 di Roma, dal punto di vista ambientale?


Il G20 si è concluso con un nulla di fatto, ha prodotto dei risultati o almeno ha aperto nuovi scenari? Breve cronaca del G20 come simbolo di un incedere lento e confuso.


Il G20 ambiente nella SERP di Google

Se si effettua una ricerca con le keyword “G20” e “ambiente”, con lo scopo di trovare informazioni su quanto emerso nel corso della riunione dei “grandi 20” del pianeta, nella due giorni romana del 30-31 ottobre 2021, si deve prestare molta attenzione: nella SERP di Google i risultati auspicati sono mischiati con quelli relativi all’altra G20 – specifica sull’ambiente – che si è tenuta a Napoli quest’estate.
Il primo rischio è quello di credere di imbattersi in notizie nuove, ed invece trovarsi a commentare dichiarazioni “datate”, superate dall’evoluzione, dal progresso, in ipotesi non solo temporale.
Bypassato questo ostacolo, il secondo è quello di non raccapezzarsi comunque: se l’intenzione è quella di capire com’è andato il G20, la confusione la fa da padrona.
Oltre ai siti che offrono il “film” delle due giornate, i titoli delle varie testate web pongono l’accento sul fatto che:
  • sul clima ancora pochi, pochissimi passi avanti”;
  • c’è stato un “flop sul clima, ecco perché”;
  • è avvenuta l’intesa su vaccini e global tax (“Draghi porta a casa risultati su sanità ed economia. Il cinese Xi blocca qualsiasi progresso sull’ambiente”);
  • (a latere del “lancio delle monetine nella fontana di Trevi) “Il G20 ha ottenuto risultati «tangibili» su clima, pandemia ed economia”;
  • fra i punti chiave il documento finale del G20 conferma il fondo per il clima da 100 miliardi per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo, pone come tetto massimo sul riscaldamento globale 1,5°C; sottolinea la necessità di «intraprendere ulteriori azioni» sul clima “in questo decennio”.

C’è poi chi si domanda – e mi annovero fra questi ultimi – se il vertice di Roma sia stato veramente un successo: lasciando intendere, sia pure con sfumature differenti rispetto a chi a prescindere assume posizioni aprioristiche, che i margini per ipotizzare se non un successo, almeno un qualcosa di positivo, siano risicati. E risibili.

Il gioco delle parti e il gesto estetico

La motivazione è semplice: si tratta di contestualizzare.
Fra i due schieramenti agli antipodi – i disfattisti e gli entusiasti, compresi nel loro gioco di ruolo ideologico – c’è il gruppo di quelli chi vanno a leggersi le carte, le analizzano, giudicano i fatti – oltre alle parole – formulano delle critiche (tante), e alla fine esprimono un giudizio negativo.
Il risultato non cambia, rispetto alla posizione disfattista, vero: ciò che cambia, tuttavia, è la visione d’insieme, che può aprire scenari differenti, perché scevra dall’ideologia.
Non è questa la sede per effettuare una critica costruttiva, e non lo è per questioni di tempo e di spazio: dando per scontate le conclusioni non positive, nel suo complesso, di quanto emerso a valle del G20 (almeno per quanto concerne l’ambiente), vogliamo soffermarci sul gesto estetico, e forse anche simbolico, che i “signori G” hanno effettuato.

L’entusiasmo

Prima di farlo, tuttavia, occorre dar conto – sia pure in forma sintetica – di quanto dichiarato dai 20 grandi della Terra, non senza rilevare una piccola differenza: se dopo il G20-ambiente di Napoli, infatti, sul sito del MiTE è stata pubblicata la sintesi del “Communiqué” (il documento nel quale sono riassunti i principali punti dell’accordo raggiunto) nella quale si poteva leggere un certo entusiasmo, oggi, a distanza di pochi mesi, per trovare il testo della G20 Rome Leaders’ Declaration finale, ci si deve accontentare di quanto comunicato sul sito dell’ISPRA, che prosaicamente annuncia che “si è concluso il 31 ottobre il G20 di Roma, su incarico del MiTE, gli esperti ISPRA hanno contribuito alla stesura dei capitoli dedicati all’ambiente della dichiarazione finale del G20”.

Stop: un silenzio che ha del simbolico…

Il Mite dopo il G20-ambiente di Napoli: “Mai in un Communiqué del G20 così tanti temi insieme: finanza sostenibile, marine litter, rete di esperti ambientali Unesco, network voluto dall’Italia, appello per la tutela e il ripristino dei suoli degradati, gestione sostenibile delle acque, impegnandosi a perseguire l’accesso equo all’acqua potabile”
 Il Mite dopo il G20 di Roma: “[…]”

Dal “Communiqué” alla “Declaration”

Dopo l’introduzione “contestuale” di rito (“We, the Leaders of the G20, met in Rome on October 30th and 31st, to address today’s most pressing global challenges and to converge upon common efforts to recover better […]”), la dichiarazione affronta, punto per punto, i temi relativi all’economia globale, alla salute, allo sviluppo sostenibile, al “supporto alle zone vulnerabili”, passando per la finanza internazionale, la sicurezza alimentare, le smart cities e l’economia circolare, le politiche per la transizione e la finanza sostenibile, la parità di genere, l’educazione, la migrazione.
E naturalmente l’ambiente, l’energia ed il clima.

Ambiente

Per quanto riguarda l’ambiente, nella dichiarazione i “signori G” si impegnano, fra l’altro:

  • a rafforzare le azioni per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030;
  • ad aumentare e ad incoraggiare l’implementazione di soluzioni basate sulla natura o approcci basati sull’ecosistema come strumenti preziosi che forniscono benefici economici, sociali, climatici e ambientali;
  • ad intensificare le azioni per conservare, proteggere, ripristinare e utilizzare in modo sostenibile il mare della biodiversità e ribadire l’impegno per la “Global Coral Reef R&D Accelerator Platform”;
  • creare nuovi pozzi di assorbimento del carbonio.

Il tutto citando più volte i meriti della presidenza saudita, sotto la quale sono stati avviati alcuni programmi di sostenibilità….

Energia e clima

Per quanto riguarda l’energia ed il clima, invece, la dichiarazione pone l’accento sull’impegno:

  • rispettare l’accordo di Parigi di mantenere la media globale di aumento della temperatura “ben al di sotto dei 2°C” e proseguire gli sforzi per limitarla a 1,5°C al di sopra dell’ambiente preindustriale;
  • ad accelerare le azioni di mitigazione, adattamento e finanza, “riconoscendo l’importanza fondamentale del raggiungimento dello «zero netto» globale di emissioni di gas a effetto serra o neutralità del carbonio entro la metà del secolo”,

e via discorrendo.

La malinconica simbologia

Si tratta, ovviamente, di una dichiarazione di intenti, e in questa fase non si po’ fare il processo alle intenzioni: non era quella la sede per implementare le decisioni, ma per prenderle.
Tuttavia, nell’esercizio di leggere le carte, e di valutare i fatti (passati), in prospettiva:

  • affermazioni tautologiche come quella dell’impegno a rispettare precedenti decisioni (l’accordo di Parigi, stipulato sei anni fa!), o di “ribadire l’impegno”, solo per fare un esempio,
  • o frasi dette con un po’ troppa enfasi (“ben al di sotto dei 2°C”),
    non fanno immaginare nulla di positivo, e anzi sono emblematiche di un modo di procedere incerto, e mai definitivo.

Come se fossimo sempre al punto di partenza.

Così come simbolico – oltre al “mancato entusiasmo”, cui si faceva riferimento – è il “lancio delle monetine” dei “G20” nella fontana di Trevi, nella speranza che l’auspicio di tornare a Roma riguardi solo la location di un futuro G20, e non anche il contenuto.
A tale ultimo proposito, vedremo se-come-quando-quanto, in futuro queste prese di posizione verranno trasformate in fatti.
Certo è che, di simbologia in simbologia, in questi anni l’unico progresso tangibile è quello temporale: è passato del tempo, si sono spese molte parole (“leggere, anzi leggerissime”) – spesso le stesse parole – ed è per questa via che si alimenta soltanto il disfattismo di chi è capace di contestare, ma probabilmente messo nelle condizioni di decidere non saprebbe da che parte muoversi.


Fonte: teknoring