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Testo unico dell’edilizia, lo scatto in avanti del ministro Salvini


Il titolare del Dicastero delle Infrastrutture agli architetti: “Stiamo lavorando al nuovo testo, vi invito entro fine luglio”.


La notizia era attesa da tempo. A darla, all’improvviso, ci ha pensato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nel corso di un intervento video con gli architetti romani. Il messaggio è chiaro: “Vi invito tra la fine di giugno e la prima metà di luglio al ministero perché stiamo lavorando al testo unico dell’edilizia”.

Un invito da estendere, evidentemente, all’intera platea dei professionisti. Insomma, il traguardo non pare essere lontano, stando alle dichiarazioni del titolare del Dicastero.

Un tema tanto caro anche agli ingegneri, che proprio all’indomani dell’insediamento, avevano incontrato il Ministro, sollecitandolo sulla necessità di una riforma strutturale del Dpr. 380/2001. 

Sbloccando il testo redatto ed approvato nell’ambito dei lavori della Commissione istituita proprio presso il Mit.


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Il testo unico e la Commissione

Una Commissione alla quale ha partecipato attivamente la Rete Professioni Tecniche.

Un testo che non è stato ancora approvato definitivamente, pur essendo di grande importanza ai fini della semplificazione e della rapidità delle procedure. In sostanza, tra gli obiettivi dichiarati dalla Commissione vi sono:

  • rendere più agevole la riconduzione degli interventi edilizi alle diverse tipologie esistenti;
  • semplificare la disciplina dei titoli abilitativi, attraverso la soppressione della comunicazione di inizio attività asseverata (CILA). Il fine è ripristinare la tripartizione tra interventi soggetti a permesso di costruire, interventi soggetti a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) e interventi di edilizia libera;
  • introdurre una compiuta disciplina dei rimedi giudiziali a disposizione del terzo che intenda insorgere contro l’attività edilizia avviata sulla base di una SCIA.

Le lacune del Dpr 380/2001

Il nuovo testo unico ha nelle sue finalità colmare numerose lacune del Dpr 380/2001 e del sistema normativo vigente nel settore edilizia nell’ambito della definizione dei profili di responsabilità. Importanti, nello specifico, le disposizioni legate espressamente agli “attori del processo”.

L’art. 75 suddivide in modo netto i compiti del committente privato da quello pubblico con la specificazione di funzioni e compiti, come ad esempio in termini di responsabilità o di nomina del progettista, del direttore dei lavori o del collaudatore. 

L’art. 77 contiene una disposizione dedicata all’individuazione dei soggetti che svolgono il ruolo o compongono l’ufficio di direzione dei lavori.

Individuando le responsabilità relativamente all’esecuzione delle prestazioni a regola d’arte, all’osservanza delle prescrizioni contenute nel progetto esecutivo o alla corretta posa dei materiali e dei progetti.



La responsabilità professionale

Importante quanto previsto dall’art. 80 comma 6 della bozza di riforma.

Qui si specifica il termine di prescrizione dell’azione di responsabilità professionale, valutato in 10 anni.

Oltre al momento della sua decorrenza (dall’ultimazione della prestazione professionale) con il termine previsto dopo un periodo non inferiore a 10 anni e non superiore al 20% della vita nominale della costruzione indicata nel progetto depositato.

In generale, la bozza del nuovo testo sulla disciplina delle costruzioni ha il pregio di disciplinare gli ambiti nei quali l’attuale Dpr 380/2001 e il sistema normativo vigente nel settore edilizia presentano delle lacune. Un testo tanto atteso, dunque, per evitare errori e contrasti del passato, a causa proprio di mancanze legislative.

Tutto passa quindi nelle mani del ministro Salvini.


fonte: teknoring