Computa & Compara Materiali News

L’acciaio sostenibile e la nuova frontiera di un business in chiave green


Utilizzare gli scarti di acciaieria è possibile, consentendo non solo un risparmio di materia prima ma anche di denaro per l’intera filiera produttiva.


Come si fa a parlare di acciaio sostenibile?
In questo momento di crisi energetica e ambientale totale anche le lavorazioni ad altissimo impatto come quella siderurgica devono provare alternative green.

L’area a caldo

Il tema è di quelli caldi, e non potrebbe essere altrimenti.


Non solo per il particolare momento storico che stiamo vivendo (questo è un aspetto di contesto, imprescindibile e utile a far capire certe dinamiche di un discorso che tuttavia mantiene – dipende da come lo si affronta – la sua bontà a prescindere dal momento in cui si fa, e dal luogo in cui ci si trova), e anche per le peculiarità tecniche con cui si svolgono i processi produttivi (area a caldo).


Sto parlando della produzione di acciaio, tema divisivo – ILVA docet – e connotato, per quanto qui ci interessa, non solo e non tanto da aspetti tecnici, giuridici e tecnico-giuridici: questa tematica, infatti, riguarda qualcosa di ben più profondo, perché in grado di permeare le coscienze, e la percezione da parte dei cittadini di come si possa fare impresa (anche quando questa impresa ha forti impatti potenziali sull’ambiente) in modo sostenibile.


Basta volerlo, e mettere in pratica le parole di sostenibilità che accompagnano le spinte green.

I cromosomi antichi e la forza della sostenibilità

Si è parlato anche di questo, nella recente “cinque giorni di convegni” organizzata da Symbola,
durante i quali, partendo dal titolo evocativo della Convention (“La forza della sostenibilità in Italia oggi. Coesione, innovazione, libertà”), è emerso con chiarezza un dato incontrovertibile: “la sostenibilità in Italia è forte e non è un vincolo astratto”.


Un’Italia che fa l’Italia, si è sottolineato da più parti, “può dare un contributo importante ad affrontare le crisi legate al clima, alla pandemia, all’invasione russa dell’Ucraina in tanti settori in cui è già protagonista”: fa parte del DNA di un Paese che “dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo tutto italiano di fare economia: che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità, flessibilità produttiva e competitività”.


Tutti termini che hanno un minimo comun denominatore: la sostenibilità, nelle sue mille sfumature.



Alzare la posta in gioco

Tutti termini che, sia pure con diverse nuances e con diversi gradi di implementazione, fanno parte del bagaglio culturale di molte imprese del nostro Bel Paese, che – nonostante la crisi prodotta dal Covid-19 – “non hanno rinunciato a innovare e scommettere sulla sostenibilità ambientale, anzi, alcune hanno deciso di alzare la posta per essere ancora più competitive e resilienti”.


Legame profondo con il territorio e scelte etiche radicate costituiscono il punto di partenza di un nuovo modo di fare impresa, come ha sottolineato l’AD del primo produttore di acciaio in Italia e prima acciaieria al mondo a zero emissioni di CO2: un successo arrivato nella consapevolezza che il nuovo paradigma di un’impresa vincente sta nella sua capacità di operare in armonia con l’ambiente circostante, hanno sottolineato i vertici del gruppo, e non soltanto in dati meramente quantitativi.

Le regole del gioco

Qualcuno aveva fatto già sua questa visione in “tempi non sospetti”: prima della pandemia, che ha rimescolato le carte in tavola, ne ha date di nuove e – soprattutto – ha cambiato le regole del gioco.


E oggi molte imprese si trovano nella necessità di rivedere le proprie strategie di innovazione sociale per far fronte alle perduranti conseguenze dell’emergenza Covid-19 (e ora della guerra in Ucraina), e sugli impatti anche positivi che possono generare sulla società e sui profitti delle imprese le quali, stando alle parole del WEF:

  • stanno assumendo un ruolo di guida in risposta alla crisi, che vanno dalla filantropia, all’incoraggiare il benessere fisico e mentale delle proprie persone, fino a garantire che i dipendenti siano finanziariamente sicuri, e
  • in alcuni casi (aziende leader) stanno supportando le piccole imprese della loro catena di valore e le loro comunità nell’attraversare il momento più difficile generato dal lockdown.
    Molte imprese, specie le più grandi, hanno optato, infatti, per l’adozione della sostenibilità quale modello gestionale, e si stanno prodigando affinché anche le PMI, per lo meno quelle delle rispettive supply chains, capiscano l’importanza di questa strategia.

Sponsor Computaecompara.it

Il ruolo sociale delle imprese

È questo il nuovo ruolo, anche e soprattutto sociale, che le imprese dovranno svolgere: perché se è vero che nella sua prima definizione il concetto di responsabilità sociale d’impresa si basava sulla “integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”, con il passare degli anni le imprese sono state chiamate a svolgere un ruolo sociale sempre più marcato, e ad essere sempre più consapevoli e responsabili in relazione agli impatti sociali e ambientali generati dalle proprie attività, attraverso un comportamento etico e trasparente che possa “contribuire allo sviluppo sostenibile, inclusi la salute e il benessere dell’ecosistema sociale e ambientale con il quale l’impresa, «sistema aperto» reagisce; tener conto delle aspettative degli stakeholder; garantire conformità alle leggi applicabili e alle norme internazionali di comportamento; essere integrato e coerente su tutta la catena del valore”.


Sono questi i trend che emergono da vari studi, fra i quali quello pubblicato da GreenItaly, che mostrano come l’impegno nelle sostenibilità e in Corporate Social Responsability si traduca in una maggiore produttività e competitività e, in definitiva, in una maggiore resilienza.

Gli strumenti tecnico-economici….

Non solo azzeramento delle emissioni: in acciaieria è possibile adottare un approccio di economia circolare orientato al riutilizzo degli scarti, con percentuali quasi “bulgare”.

Recuperare quasi interamente gli scarti di produzione, infatti, consente non solo un risparmio di materia prima – e, quindi, di risorse finite, con i connessi impatti ambientali – ma anche di denaro: la sostenibilità economica non solo della singola impresa, ma dell’intera filiera produttiva.

Nelle pagine del nostro portale abbiamo già affrontato in modo analitico questo tema, a proposito della riciclabilità dell’acciaio (up-cycling) e del suo carattere “permanente”.

…quelli tecnico-giuridici…

In passato, alcune sentenze della Cassazione hanno affrontato, da diverse angolature, il tema della “riutilizzabilità giuridica” delle scorie di acciaieria, cercando di trovare delle soluzioni di sostenibilità giuridica in mezzo a principi giuridici di non sempre facile lettura ed interpretazione (art. 184-bis del Testo Unico Ambientale, D.Lgs n. 152/06).
Riutilizzabilità giuridica contrapposta a quella pratica spesso invocata dagli addetti ai lavori, costretti in alcuni casi a non poter utilizzare delle risorse (le scorie di acciaieria, appunto) e, al contrario, a dover sopportare i costi legati allo smaltimento di materiali considerati alla stregua di rifiuti.

Ai sensi dell’art. 183 d.lg. n. 152 del 2006, per l’attribuzione della qualifica di sottoprodotto occorre, tra l’altro, che il loro impiego sia certo fin dalla fase di produzione, integrale e avvenga direttamente nel corso del processo di produzione o di utilizzazione preventivamente individuato e definito: pertanto non è necessario che l’utilizzazione del materiale da qualificarsi sottoprodotto avvenga nello stesso processo produttivo da cui ha avuto origine, essendo invece sufficiente che il processo di utilizzazione, peraltro integrale, del sottoprodotto sia stato preventivamente individuato e definito.
In tema di deroghe alla disciplina dei rifiuti, a seguito delle modifiche apportate dal d.lg. 16 gennaio 2008 n. 4, non è necessario che l’utilizzazione delle sostanze e dei materiali indicati come sottoprodotti dall’art. 183, lett. p), d.lg. 3 aprile 2006 n. 152 (c.d. testo unico ambientale) avvenga nello stesso processo produttivo da cui gli stessi hanno avuto origine, essendo, invece, sufficiente che il processo di utilizzazione, peraltro integrale, del sottoprodotto sia stato preventivamente individuato e definito (Cassazione penale, sentenza n. 31462/2008).

…e quelli tecnico-amministrativi: tasselli di un ambientalismo sostenibile

L’anno scorso la Regione Lombardia ha adottato le “Linee Guida per la gestione delle scorie nere di acciaieria a forno elettrico” (D.G.R. 13 settembre 2021, n. XI/5224): di recente, il MiTE è intervenuto sul tema, rispondendo ad un quesito relativo alla esatta interpretazione da dare all’art. 184-bis del Testo Unico Ambientale.

Dopo un’analisi riassuntiva di quanto contenuto nelle linee guida e del contesto normativo di riferimento, il MiTE ha ritenuto condivisibile il documento, ritenendo opportuno segnalare “alcuni aspetti, strettamente tecnici, del documento che sono stati evidenziati da un esame effettuato da Ispra a seguito di apposita richiesta di supporto tecnico”.
Si tratta di aspetti che riguardano le modalità di campionamento (come sottoporre a prova gli aggregati? Quali tipologie di utilizzo, in funzione della granulometria raggiunta, sono previste?) e che denotano, in generale e non solo in filigrana, una mutata sensibilità anche da parte degli organi amministrativi, quelli che devono far funzionale la “macchina delle sostenibilità”.

Un altro tassello verso una sempre crescente sensibilizzazione dei cittadini e della politica, in grado di contribuire a innescare processi di sostenibilità culturale a tutto tondo (a partire da quella ideologica), che conduce ad un ambientalismo sostenibile, capace di coniugare tutela dell’ambiente e business, senza demonizzazioni ideologiche e improntato ad un sano pragmatismo.
Basta volerlo, e mettere in pratica le parole di sostenibilità che accompagnano le spinte green.



fonte: teknoring