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Le proposte Ance per riqualificare il parco immobiliare esistente


Le richieste avanzate dall’Ance in commissione al Senato, in vista dell’aggiornamento della Direttiva Ue sulla prestazione energetica nell’edilizia.


Nel corso di un’audizione informale svolta il 24 maggio 2022 presso la Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha espresso condivisione per l’aggiornamento della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD), finalizzata a dare un grande impulso sia a nuovi edifici a “zero emissioni” ma ancor di più a riqualificare il parco edilizio esistente, in vista della riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030.

Ance ritiene che la proposta di aggiornamento della direttiva, presentata dalla Commissione il 15 dicembre 2021, determinerà una forte spinta alla riqualificazione energetica degli edifici, ma sottolinea la necessità di sostenere il processo di decarbonizzazione previsto dalla Direttiva con misure incentivanti e di valutare la fattibilità di un numero molto elevato di interventi da realizzare in un periodo limitato di tempo, entro il 2030, per raggiungere i target fissati dalla Direttiva.

Un parco immobiliare molto vecchio

Le considerazioni dell’Ance si basano sul fatto che il patrimonio immobiliare italiano è molto vecchio, per il 74,1% realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica.

In pratica, su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni non sono in grado di garantire le performance energetiche, sia pur minime, richieste per gli edifici costruiti successivamente, e molto lontano dalle prestazioni minime richieste alle abitazioni dei nostri giorni.

Di conseguenza, la distribuzione delle prestazioni energetiche del patrimonio immobiliare italiano mostra una netta predominanza di edifici fortemente energivori:

il monitoraggio Enea-CTI, relativo agli attestati di prestazione energetica (APE) emessi nel 2020, evidenzia, infatti, che, in media, ben il 75,4% degli attestati si riferisce a immobili ricadenti nelle classi E, F, G.

Quest’ultima, in particolare, incide per oltre un terzo (35,3%). Nel comparto residenziale, in particolare, tale distribuzione risulta ancora più estrema: il peso delle categorie più energivore (E, F, G) raggiunge, infatti, il 75%.


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Le proposte dell’Ance sulla nuova Direttiva sulla prestazione energetica

Ance ha presentato le seguenti osservazioni e proposte in merito alla nuova direttiva:

  •  prevedere che gli Stati membri continuino ad avere il potere decisionale di fissare i valori dei requisiti degli edifici a energia zero, stabiliti secondo il livello ottimale di costo, differenziandoli per gli edifici nuovi e per quelli esistenti e in base alle differenti zone climatiche di ciascun Paese, senza che vengano definiti univocamente a livello europeo;
posticipare di almeno 3 anni l’obbligo per gli edifici di nuova costruzione affinché siano a emissioni zero;
introdurre l’obbligo di riqualificazione energetica per gli edifici esistenti, a partire dagli edifici con le peggiori prestazioni, considerando che l’obiettivo prioritario è quello di ridurre il fabbisogno di energia, fissando requisiti calcolati con il metodo del livello ottimale di costo;
  •  in merito alla metodologia per il calcolo della prestazione energetica degli edifici, l’approccio basato sul “consumo di energia” è da contrastare in quanto l’uso dell’energia nell’immobile è solamente responsabilità dell’utente finale, in funzione dei suoi comportamenti e delle sue specifiche esigenze, e non legato alle caratteristiche proprie dell’edificio;
posticipare di almeno 3 anni l’obbligo dell’introduzione della valutazione del GWP (potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita per i nuovi edifici). Ance ribadisce la contrarietà all’eventuale introduzione di soglie massime di valori di CO2 valutati sull’intero ciclo di vita, fissate per i diversi tipi di edifici; serve un congruo periodo di tempo per sperimentare il calcolo del GWP ed avere valori indicativi delle tipologie edilizie nazionali;
  •  prevedere strumenti finanziari a favore delle imprese che realizzino interventi di efficienza energetica, non solo per gli utenti finali, al fine di rimuovere le barriere non economiche compresa la “divergenza di interessi” tra i diversi soggetti interessati;
  •  introdurre il possesso di adeguata qualificazione o certificazione in capo alle imprese esecutrici nel caso di interventi di ristrutturazione integrata;
  •  prevedere un adeguato periodo di tempo per l’entrata in vigore dei nuovi obblighi e definire un quadro normativo certo e duraturo considerando che le continue modifiche non consentono una pianificazione a lungo termine delle attività e creano instabilità nel mercato.

fone: teknoring