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Autostrade per l’Italia torna pubblica. Operazione da 8,1 miliardi di euro


Dopo 22 anni e dopo la tragedia del Ponte Morandi, Autostrade per l’Italia passa a CDP: previsti investimenti per 14,5 miliardi e 7 miliardi di manutenzione.


Autostrade per l’Italia torna in mano pubblica. Dopo 22 anni. Passaggio definitivo, che arriva dopo l’accordo di giugno 2021. A comunicarlo è Atlantia, la holding infrastrutturale in mano alla famiglia Benetton. In un breve comunicato, la società ha reso noto “è stato perfezionato il closing dell’operazione di cessione della partecipazione detenuta da Atlantia in Autostrade per l’Italia S.p.A. (pari all’88,06% del capitale e dei diritti di voto)”. La partecipazione va al Consorzio formato da CDP Equity (51%), Blackstone Infrastructure Partners (24,5%) e Macquarie Asset Management (24,5%). CDP Equity è una società per azioni del gruppo italiano Cassa Depositi e Prestiti. Una cessione che vale ben “8.198,8 milioni di euro. Inclusa la ticking fee e al netto di minori altri aggiustamenti di prezzo previsti sempre dal contratto di cessione”. Si tratta di un passaggio epocale, iniziato il 14 agosto del 2018, con la tragedia del Ponte Morandi a Genova.

Autostrade per l’Italia e Atlantia

Un iter burocratico avviato poco meno di un anno fa. Il 31 maggio 2021, infatti, i soci di Atlantia avevano dato il via libera alla valorizzazione e quindi alla vendita. La formalizzazione dell’atto, poi, l’11 giugno scorso con l’accordo Spa (Sale and purchase agreeement) tra la compagnia e Cassa. Autostrade per l’Italia era stata privatizzata nel 2000. Lo Stato aveva incassato circa 8 miliardi. Stando al piano strategico presentato dalla nuova proprietà, sino al 2038 gli investimenti avranno un valore di 14,5 miliardi. Gli interventi di manutenzione ammonteranno ad oltre 7 miliardi. Il prossimo step concerne il lancio dell’OPA su Atlantia, da parte della newco nata dalla holding Edizione e dal fondo statunitense Blackstone. Un’Offerta Pubblica di Acquisto che nasce con l’obiettivo di delistare Atlantia da Piazza Affari.

OPA e offerta

L’offerente pagherà un corrispettivo di 23 euro per ciascuna azione. In considerazione del corrispettivo e del dividendo 2022 (ammontare di 0,74 euro) gli azionisti di Atlantia che aderiranno all’offerta incasseranno un ammontare complessivo di 23,74 euro per ogni azione. Il capitale dell’offerente è interamente detenuto da Schemaquarantadue S.p.A. A sua volta, il capitale sociale è detenuto da: Sintonia (interamente detenuto da Edizione, la holding della famiglia Benetton) per il 65% del capitale e società (denominate Investor SPV1 e Investor SPV2) riconducibili a Blackstone per il restante 35%. In caso di adesione totale la cordata verserà 12,7 miliardi a fronte di una valutazione complessiva dell’asset di poco inferiore ai 19 miliardi. Si ricorrerà al debito per 8,2 miliardi mentre i restanti 11 miliardi saranno finanziati da Blackstone (4,4 miliardi). La parte restante dalla famiglia Benetton, con il conferimento nella newco del pacchetto del 33,1% detenuto in Atlantia.

Schemaquarantatre e polemiche

Polemiche su polemiche. Visto che Schemaquarantatre, la società veicolo che lancerà l’OPA su Atlantia, ha scatenato proteste a non finire. A cominciare dai Comitati delle vittime e dai loro famigliari, indignate per un nome tutt’altro che felice. Ora, la decisione: la holding dei Benetton, cambierà nome. Lo annuncia il presidente di Edizione, Alessandro Benetton: il nome della “bidco”, che usa il sistema tradizionale utilizzato dalla famiglia per denominare le società di scopo con un numero progressivo, corrisponde in maniera macabra al bilancio dei morti per il crollo del Ponte Morandi di Genova. Il nuovo nome di Schemaquarantatre, sarà Schema Alfa. Lo rende noto un portavoce di Edizione. D’ora in avanti tutte le società di scopo della holding dei Benetton saranno denominate con Schema e una lettera dell’alfabeto greco.


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Fonte: teknoring