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Ance: le misure del Dl Energia son insufficienti per tamponare l’emergenza


L’audizione alla Camera dei Costruttori: provvedimenti limitati e con tempi attuativi eccessivamente lunghi.


Le misure adottate sono troppo limitate e hanno tempi di attuazione lunghissimi. Più di un anno, incompatibili con l’emergenza in atto. Sono queste le conclusioni a cui è arrivata l’Ance, nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera sul Decreto Energia (DL 17/2022) recante “misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali”.

A prendere la parola è stato il Vice Presidente ANCE per le opere pubbliche, Edoardo Bianchi, il quale ha evidenziato che le misure del provvedimento d’urgenza in materia di efficienza energetica, adottate solo pochi giorni fa, appaiono insufficienti “rispetto al rapido deterioramento della situazione economica – costi energia in primis – legato in particolare alla situazione in Ucraina”.


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Decreto Energia e i sistemi compensativi

Tra le norme di maggior interesse per il settore delle costruzioni, l’articolo 25 introduce una speciale disciplina compensativa per i contratti di lavori pubblici in corso di esecuzione. L’obiettivo è fronteggiare gli incrementi eccezionali dei prezzi del primo semestre 2022. Lodevole l’attenzione del Governo al problema. Ma per Ance non basta. Le misure adottate, infatti, non sono sufficienti perché sono “troppo limitate”. Inoltre, hanno tempi di attuazione che superano l’anno, quindi incompatibili con l’emergenza in atto. Il sistema compensativo proposto è datato, trovando la sua matrice storica nell’articolo 133 del Codice dei contratti del 2006 (D.lgs. 163/2006). Un sistema, dunque, “pensato chiaramente per operare in tempi ordinari”. In contesti economici, cioè, caratterizzati da stabilità, nei quali gli aumenti colpivano solo un numero limitato di materiali e le imprese, conseguentemente, potevano sopportarne i relativi extracosti.

Cantieri a rischio chiusura

I rischi sono reali, soprattutto in ambito edile. La situazione sta evolvendo al peggio molto rapidamente a causa del sopraggiunto conflitto ucraino. A testimoniarlo, l’ulteriore aumento dei costi dell’acciaio di circa il 20% in meno di 10 giorni. In più, ecco l’irreperibilità di materiali come bitume o il fermo della catena di approvvigionamento che sta paralizzando progressivamente i cantieri. “Nessuna impresa, grande, media o piccola, può reggere un impatto così rapido e devastante. La situazione è ormai fuori controllo. Servono subito misure efficaci e immediati. I cantieri stanno chiudendo e il PNRR rischia di fallire”, sentenziano i tecnici di Ance. Ma sono ancora tanti i punti di interesse presi in considerazione da Edoardo Bianchi. A cominciare dalla rigenerazione urbana, sul quale l’articolo 28 interviene per rafforzare il Piano per i comuni con almeno 15.000 abitanti.

Rigenerazione urbana

L’Ance condivide la modifica introdotta dall’art. 28 che consente di finalizzare tutti gli interventi ammissibili a finanziamento. Il punto critico concerne la scelta di “definanziare” per 40 milioni di euro l’annualità 2022 destinata alla progettazione degli enti locali. “La carenza di progetti esecutivi rappresenta una delle principali criticità nella realizzazione del PNRR, testimoniata anche dalle frequenti proroghe degli avvisi rivolti agli enti locali”, sottolinea l’Ance. Il legislatore, quindi, dovrebbe intervenire con un maggiore sostegno finanziario alle attività di progettazione. Giudicato in maniera positiva, invece, l’articolo 9. Nel solco degli obiettivi di semplificazione già avviati con il DL 77/2021 e il D.lgs. 199/2021, consente la liberalizzazione dell’installazione sugli edifici degli impianti solari fotovoltaici e termici.

Decreto Energia: impianti solari

L’articolo 9 considera tali interventi come “manutenzione ordinaria” e non sono subordinati a permessi, autorizzazioni o atti di assenso. Fanno eccezione solo gli impianti da installarsi su aree o immobili soggetti a vincolo paesaggistico, che continuano ad essere subordinati al controllo degli organi competenti alla tutela paesaggistica. In sostanza: meno autorizzazioni e liberalizzazione procedurale anche sotto il profilo paesaggistico, “poiché si limita il relativo controllo ai casi in cui l’edificio sia vincolato (ovvero sia ubicato in un’area vincolata) mediante un apposito provvedimento amministrativo”. L’unica nota stonata per Ance, in un’ottica di semplificazione per gli utenti e di garanzia effettiva della liberalizzazione, la necessità di un coordinamento con le altre norme attualmente vigenti in materia di fonti rinnovabili. Altrimenti i provvedimenti non avranno l’efficacia auspicata.


Fonte: teknoring