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Città post-covid, cosa è cambiato e dove si vive meglio?


I dati di Ecosistema Urbano 2021 di Legambiente e la relazione necessaria con un uso oculato dei fondi PNRR, con i sindaci chiamati ad essere protagonisti.


Le città post-covid sono cambiate? Hanno migliorato le loro performance ambientali? Risponde il report di Legambiente.

Che il Covid abbia cambiato i nostri modi di vivere città e ambienti non è un mistero. Molti, approfittando dello smart working, hanno infatti lasciato le proprie residenze per destinazioni più tranquille e a misura d’uomo. Le metropoli, per un certo periodo di tempo, si sono svuotate, mentre borghi e piccole località di montagna o mare sono ritornate a vivere grazie a questo nuovo trend.

Una sorta di tendenza di rotta a favore di realtà molto diverse dalle città, che ancora oggi non sono certo migliorate nei servizi o negli ambienti. A fronte di un’offerta di lavoro sicuramente più ampia e variegata rispetto alla provincia, però, quanto è vivibile oggi l’ecosistema urbano dei capoluoghi italiani? A provare a tirare le somme, in questo senso, è arrivata Legambiente, con il suo rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE.

Come la pandemia ha peggiorato le condizioni di chi vive in città

“I numeri di Ecosistema Urbano del primo anno dell’era Covid-19 sono per certi versi impietosi. Il rapporto fotografa un Paese fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali”, così viene presentato il report di Legambiente.

Se prima della pandemia i capoluoghi di provincia facevano fatica a decollare nelle politiche ambientali, con alcune punte di eccellenza su alcuni fronti e prestazioni da sufficienza o da sonora bocciatura su altri, ora che l’emergenza sanitaria è in parte rientrata la situazione non è di certo migliorata. Infatti, stando a quanto emerso dallo studio, il Covid ha complicato ulteriormente le cose, con una diminuzione sempre maggiore dell’uso del trasporto pubblico locale e l’aumento del numero di automobili ogni 100 abitanti.

Ai dati ambientali relativi all’inquinamento, poi, si sommano quelli relativi a povertà, disoccupazione e qualità di servizi. Anche questi di certo non promettenti.

Città post-covid: i numeri scoraggianti del Rapporto sulle performance ambientali

La fotografia che emerge dal Rapporto sulle performance ambientali delle città è tutt’altro che incoraggiante. Secondo i dati riportati da Legambiente, infatti, ad oggi:

  • 2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta;
  • 180 mila lavoratori sono vittime di fenomeni di sfruttamento e caporalato;
  • sono 1,6 milioni i decessi causati dall’inquinamento indoor in un anno;
  • una percentuale pari a 13,1 studenti ha abbandonato la scuola prematuramente;
  • il tasso di disoccupazione femminile è salito a 35,2% tra le lavoratrici tra i 25 e i 49 anni con figli di età prescolare nel Mezzogiorno;
  • il 36,1% di acqua potabile si è dispersa nelle reti idriche delle città Capoluogo;
  • 250 mila sono i lavoratori in nero solo nel settore costruzioni.

In questo periodo, inoltre, sono anche aumentate le sentenze di sfratto (+57%), solo il 59,3% delle città Capoluogo fanno la raccolta differenziata e 18 milioni di cittadini sono residenti in zone di Comuni prive di servizio pubblico di depurazione.

Citta post-Covid: dove si vive peggio e quelle dove si vive meglio

Lo studio Legambiente suggerisce che, purtroppo, nel Paese restano identiche le emergenze, anche dopo la crisi sanitaria (anzi, per certi versi sono pure peggiorate).

Non solo brutte notizie però. Dai dati di Ecosistema Urbano 2021 è infatti emerso che – comunque – ci sono realtà urbane che riescono sicuramente a distinguersi, in positivo, facendo la differenza.

È il caso di Trento, Reggio Emilia e Mantova, i capoluoghi che primeggiano nella classifica 2021 del report Legambiente.

Il punteggio, in centesimi, è stato assegnato a queste città (ma anche a tutte le altre coinvolte) sulla base dei risultati qualitativi ottenuti nei 18 indicatori considerati da Ecosistema Urbano, che coprono sei principali aree tematiche.

Nello specifico, si è tenuto conto della qualità di:

  • aria
  • acqua
  • rifiuti
  • mobilità
  • ambiente urbano
  • energia.

Trento, Reggio Emilia e Mantova hanno ottenuto complessivamente 84,71 punti, 77,89 punti e 75,14 punti. Ultime in classifica troviamo invece Brindisi (30,03 punti), Catania (29,38 punti) e Palermo (26,60).

Il ruolo strategico del PNRR

In questo contesto – e alla luce dei nuovi dati emersi – Legambiente con la sua ricerca ha voluto sottolineare come l’utilizzo oculato del PNRR possa diventare essere una vera opportunità per rilanciare il Paese cominciando dalle città, pianificando le nuove realtà urbane con meno auto e mezzi meno inquinanti, più mobilità sostenibile, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse.

Il compito della politica? Cogliere questa chance puntando sul ruolo fondamentale dei sindaci: “il modo migliore per rispondere alle emergenze e mostrare di aver imparato qualcosa dalla pandemia – viene spiegato – Si deve praticare ogni sforzo possibile perché con le risorse del PNRR si concretizzi un vero e proprio Piano Urbano di Ripresa e Resilienza con tanti progetti innovativi che arrivano dai capoluoghi. Non possiamo permetterci il lusso di non sfruttare questa possibilità per archiviare una volta per tutte tutti i problemi ambientali descritti puntualmente nelle precedenti ventisette edizioni del nostro rapporto annuale”.

Ecosistema urbano 2021


Fonte: teknoring