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Riforma Codice Appalti, Anac: serve semplificare e digitalizzare


Il presidente Busia, in audizione in Commissione al Senato, ha rimarcato la necessità della digitalizzazione delle procedure, oltre alla qualificazione delle stazioni appaltanti.


La revisione del Codice degli Appalti deve passare attraverso la semplificazione e la digitalizzazione. 

Rafforzando la Pubblica Amministrazione, il partenariato pubblico-privato e prevedendo la qualificazione delle stazioni appaltanti.

Sono questi i punti prioritari da tenere presente, secondo il Presidente dell’Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busia, nella riforma del Codice degli Appalti che il governo Draghi sta per mettere in campo. Concetti già espressi dal presidente di Anac nel corso dell’audizione dello scorso 21 ottobre, davanti all’ottava Commissione del Senato.

Secondo Busia, la delega governativa per riscrivere il Codice “è troppo generica in molte sue parti, e questo non fa capire in che direzione il Governo si muove nel portare avanti la riforma”. Tra gli aspetti in chiaroscuro, determinanti per migliorare il testo, le tematiche legate alle clausole sociali e il massimo ribasso.

Anac e la delega governativa

Nel corso dell’audizione, Giuseppe Busia ha rimarcato che “In materia di appalti, bisogna introdurre semplificazione soprattutto attraverso la digitalizzazione delle procedure”.

Un iter procedurale che permetterebbe di vigilare con maggior efficacia sui contratti pubblici. Oltre ad una più facile prevenzione della corruzione, “come già sta facendo Anac con la banca dati nazionale dei contratti pubblici, che controlla preventivamente pure il rispetto dei diritti dei lavoratori ed eventuali elusioni in materia di subappalto”.

Il punto più critico, però, concerne l’estrema genericità della delega governativa. L’esempio che fa Busia è illuminante: “Quando si dice che le stazioni appaltanti useranno il criterio del costo, questo è già previsto nel nostro ordinamento. Quindi: si vuole aumentare o diminuire il ricorso a tale criterio?”.

Appalti verdi e contenziosi

Il riordino normativo in materia di appalti è un criterio imprescindibile per Anac. Purtroppo, negli ultimi anni “abbiamo assistito a un susseguirsi continuo di interventi normativi che hanno creato disorientamento e oneri” ha aggiunto Busia.

In tal senso, il nuovo testo Unico dovrà garantire “conoscibilità, coerenza interna e armonia”. Per quanto concerne gli appalti verdi e digitali, pur condividendo in massima parte l’impianto normativo, per Anac occorre fare uno sforzo in più.

E’ necessario prevedere, infatti, l’obbligo di attenersi ai criteri ambientali minimi. Altra tematica, la deflazione del contenzioso. In questo caso, Busia ha rimarcato che “l’Anac ha uno strumento molto apprezzato: il pre-contenzioso. E’ importante valorizzarlo. Il criterio del prezzo deve essere residuale; occorre indicare nel criterio di delega ciò che sicuramente è escluso”.

Pubblico-privato

Ultima questione, il potenziamento del partenariato pubblico-privato. Uno strumento che funziona davvero “dove c’è il vero trasferimento del rischio nei confronti del soggetto privato”, ha aggiunto Busia.

“Per la progettazione delle opere pubbliche è giusto e doveroso prevedere forme di semplificazione e accelerazione, però non dobbiamo dimenticare che una buona progettazione serve a ridurre le varianti in corso d’opera”. 

“Laddove le amministrazioni non abbiano capacità progettuali, bisognerebbe servirsi di centrali di progettazione o creare, attraverso gare, delle strutture di progettazione” ha concluso Giuseppe Busia.


Fonte:teknoring