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L’impatto economico (e non solo) dei cambiamenti climatici in Italia


I cambiamenti climatici li viviamo ormai ogni giorno: l’alluvione di maggio è solo l’ultimo evento alluvionale, in ordine di tempo.


I cambiamenti climatici, in Italia e non solo, sono diventati ormai (anche) un problema di natura economica.
Come se i rischi a cui va incontro l’uomo e l’ambiente non fossero già allarmanti, una nuova nota rilasciata dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), in commento alle esondazioni che hanno colpito alcune zone dell’Emilia Romagna nei primi giorni di maggio 2023, conferma lo stato di allarme per il nostro Paese, facendo luce su quelle che sono le ripercussioni psicologiche, sociali ed economiche per la popolazione.


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Cambiamenti climatici: qual è la situazione in Italia?

In Italia gli eventi estremi legati al clima continuano ad aumentare, secondo i dati Sima, sono oltre 130 dall’inizio del 2022, ovvero il numero più alto della media annua registrato nell’ultimo decennio.

I cambiamenti climatici hanno la capacità di influenzare l’intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli dunque più pericolosi e distruttivi.

“Solo dal 2010 a luglio 2022 nella nostra penisola si sono verificati 1.318 eventi estremi con conseguenze enormi sul territorio e sui cittadini – analizza Sima – 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni trombe d’aria, 123 esondazioni fluviali, 55 frane da piogge intense”

La crisi ambientale si è già manifestata e, tra record di caldo, acquazzoni intensi, grandinate, trombe d’aria e alluvioni, diventa sempre più violenta.

L’impatto del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, cittadini e istituzioni, e i dati sull’accelerazione di questi fenomeni sono sempre più preoccupanti, spiega Sima. In futuro, quindi, questi fenomeni sono destinati ad aumentare.

Gli impatti economici e sociali

Gli eventi atmosferici più violenti – come la nuova alluvione che ci ha colpiti, bersagliando questa volta l’area di Faenza, Ravenna e Bologna – hanno un impatto devastante non solo sull’ambiente e sulle economie locali ma anche sulla salute dei cittadini.

Il cambiamento climatico sta già influenzando la vita di molti cittadini europei e, senza interventi, continuerà a farlo nel prossimo futuro.

Per esempio, gli esperti hanno già previsto un aumento delle temperature in Europa, con conseguente clima più secco in alcune regioni e più umido in altre.
Questi cambiamenti non avranno un impatto solo sulla nostra salute, ma anche sugli ecosistemi da cui dipendiamo.

Eventi meteorologici estremi come tempeste, ondate di caldo e inondazioni hanno causato da 85.000 a 145.000 vittime umane in tutta Europa negli ultimi 40 anni. Oltre l’85% di questi decessi è dovuto a ondate di caldo.

Nello stesso periodo, secondo le analisi di European Environment Agency, le perdite economiche dovute a condizioni meteorologiche e climatiche estreme in Europa hanno raggiunto circa mezzo trilione di euro.

Le popolazioni più esposte ai cambiamenti climatici

Sebbene i cambiamenti climatici produrranno conseguenze negative in tutta Europa, è possibile dire già da ora che saranno diversi e varieranno da Paese a Paese (e persino da regione a regione).

Per esempio, le precipitazioni differiranno considerevolmente, con forti piogge previste nel nord in combinazione con ondate di caldo più frequenti e precipitazioni più basse (con un rischio maggiore di siccità e incendi boschivi) nel sud.

Le precipitazioni nevose dovrebbero diminuire nell’Europa centrale e meridionale, mentre variazioni contrastanti sono attese per l’Europa settentrionale.

Il livello del mare, inoltre, aumenterà in tutte le aree ad eccezione del Mar Baltico settentrionale.

E si prevede che la temperatura della superficie marina aumenterà in tutti i mari europei, che quindi potrebbero diventare più acidi.

Non tutti sono pronti a fronteggiare questa emergenza e, pertanto, in Italia come nel mondo ci sono popolazioni che corrono maggiori rischi rispetto ad altre.

Si parla di “comunità vulnerabili” – cioè più esposte al rischio – quando ci si riferisce per esempio agli anziani, i bambini e le persone non in buona salute, che tendono ad essere più esposti quando si parla di fenomeni ambientali estremi.

A quelli più a rischio per le proprie condizioni di salute rispetto alla popolazione generale, si aggiungono poi i gruppi che, per status socioeconomico, tendono ad essere più esposti e vulnerabili.

Le aree urbane hanno un’esposizione sproporzionata all’inquinamento atmosferico, al rumore e alle alte temperature, specialmente tra i gruppi socioeconomici più bassi.

La vera sfida per il futuro dei cambiamenti climatici

Oggi sono diversi i Paesi UE, tra cui anche l’Italia, che si stanno organizzando per rendere possibile la transizione verde: il passaggio a un’economia a zero emissioni avrà conseguenze di vasta portata, ma prevede interventi su territorio, pianificazione, infrastrutture, investimenti, tecnologia, lavoro e anche giustizia sociale.

Tuttavia, è necessaria una revisione più radicale.

Ci sono stati per cui carbone, petrolio e gas naturale rappresentano la maggior parte delle esportazioni di merci, dove i combustibili fossili rappresentano più del 90% di tali esportazioni. Quindi, in un mondo in cui continua la produzione di energia rinnovabile, sono diverse le economie che devono reinventarsi.

Questo dovrà essere il progetto centrale per lo sviluppo economico negli anni a venire.


fonte: teknoring