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Equo compenso e incarichi gratis in casi eccezionali potranno convivere


Da una parte il ddl che prevede anche sanzioni per i professionisti che accettano compensi bassi, dall’altra il nuovo Codice Appalti che non esclude i contratti gratuiti.


Equo compenso e prestazioni professionali gratuite possono convivere?

 Il Codice Appalti traccia una linea di confine, creando una sorta di equilibrio che si regge sulla presenza di casi eccezionali e sulle norme di settore.

La legge  che regola lequo compenso non è ancora operativa, ma dopo una serie di battute d’arresto sta finalmente per vedere la luce.

Non è chiaro, però, quali sono i casi eccezionali citati dal nuovo Codice in cui l’equo compenso non trova applicazione.



Codice Appalti: equo compenso e incarichi gratuiti possono convivere

Il nuovo Codice Appalti, in Parlamento per il parere delle Commissioni competenti, affronta il tema dell’equo compenso dal punto di vista dei professionisti e delle Amministrazioni. In entrambi i casi, la regola è che le prestazioni devono essere retribuite, ma sono possibili deroghe motivate da casi eccezionali.
 
L’articolo 8 del nuovo Codice vieta ai professionisti di rendere prestazioni d’opera intellettuale a titolo gratuito, salvo che in casi eccezionali e previa motivazione.
 
D’altro canto, le Amministrazioni da una parte devono garantire l’applicazione del principio dell’equo compenso, ma dall’altra possono concludere contratti anche gratuiti in virtù della propria autonomia contrattuale, nei limiti del Codice e delle leggi esistenti.

Non è chiaro quali sono i casi eccezionali che giustificano l’affidamento o l’accettazione di un incarico gratuito.

Potrebbero essere una calamità naturale o una situazione di urgenza, ma c’è il rischio che l’urgenza sia determinata dai ritardi nelle procedure per la realizzazione di un’opera.

Come già sottolineato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, nel nuovo Codice manca il riferimento al Decreto “Parametri” (DM 17 giugno 2016), presente invece nel Codice del 2016. Senza il riferimento esplicito ai parametri, l’altro rischio è che il ritorno di immagine o l’arricchimento del curriculum possano essere considerati come un compenso adeguato.



Equo compenso, la normativa nazionale

L’incertezza può essere risolta solo con il varo di una legge nazionale sull’equo compenso. L’anno scorso la norma è stata vicinissima all’approvazione definitiva.

Nonostante i disaccordi sul testo, non solo tra le forze politiche, ma anche tra gli esponenti del mondo delle professioni, si era trovato un accordo su un testo che avrebbe offerto garanzie e sarebbe poi stato migliorato.

L’iter della norma si è arenato a settembre a causa della fine anticipata della legislatura, ma è ripartito spedito, tanto che il testo è stato ripresentato ad ottobre ed è stato approvato dalla Commissione Giustizia della Camera.

Il disegno di legge ricalca i contenuti del testo decaduto a fine legislatura.

Le regole sull’equo compenso saranno valide nei confronti della Pubblica Amministrazione, delle imprese bancarie e assicurative e delle imprese con più di 50 lavoratori o più di 10 milioni di euro di ricavi.

È prevista la corresponsione di un compenso proporzionato alla qualità e quantità del lavoro svolto e alle caratteristiche della prestazione professionale. Viene inoltre previsto espressamente che il compenso deve essere conforme al Decreto Parametri.

Il ddl stabilisce che sono nullele pattuizioni che prevedano un compenso manifestamente sproporzionato rispetto all’opera prestata o al servizio reso, cioè inferiore ai parametri o alle tariffe fissati con decreti ministeriali. 

professionisti potranno tutelare i propri diritti attraverso l’azione di classe. D’altra parte, però, potranno essere sanzionati nel caso in cui accettino un compenso non equo

Il testo è ora atteso in Aula lunedì 23 gennaio. Dopo l’approvazione della Camera, passerà al Senato.


fonte: edilportale