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Stop all’equo compenso: un bene o un male? Parola ai protagonisti tecnici


Dall’Ance all’Aiga, ADEPP e consulenti del lavoro, passando per Inarsind e CNI: chi è contro e chi è pro al rinvio dell’approvazione dell’equo compenso.


Equo compenso, dove eravamo rimasti?

Il provvedimento, ormai pronto per il passaggio finale in Senato, è precipitosamente tornato in soffitta con la caduta del Governo Draghi.

Occasione mancata?

Ma soprattutto, ora che succede al testo che vede tra i primi firmatari proprio la futura Premier Giorgia Meloni?

Insomma, ora la palla passa al prossimo Parlamento.

Certo, i tempi si allungheranno, anche perché dovrà ricominciare un iter legislativo che non agevolerà una decisione in tempi eccessivamente brevi. 

In tal senso, le reazioni delle varie associazioni ed enti di categoria – dagli ingegneri ai sindacati sino ai liberi professionisti – non si sono fatte attendere.

Notevole il disappunto per molti; per altri, invece, non tutti i mali vengono per nuocere. Ecco una carrellata delle principali posizioni.

Non mancano le sorprese.



Equo compenso e Consulenti del Lavoro

Equo compenso?

Dovrà essere una delle priorità del nuovo Esecutivo secondo Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.

Una battaglia che “ha richiesto anni di lavoro lungo e complesso che i professionisti italiani non possono assolutamente permettere venga disperso – incalza Calderone -. Il testo della norma ha subito importanti e utili modifiche, come quella relativa all’ampliamento della committenza tenuta al rispetto dei principi dell’equo compenso, che hanno trovato conferma in Commissione Giustizia al Senato”. 

Ora, per Calderone “É da quel testo di legge che si deve ripartireMigliorando il riferimento ai limiti applicativi che non tengono conto della tipicità del tessuto economico e imprenditoriale italiano, formato principalmente da piccole e micro imprese”.

L’ottimismo del CNI

Professa ottimismo Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri:

“Credo che il testo sarà rivisto dal nuovo Parlamento e potrà essere licenziato a breve. Anche perché il documento porta la firma proprio di Giorgia Meloni, che avrà tutto l’interesse per farlo diventare legge…”.

Anche perché dopo 5 anni di discussioni, revisioni, aggiustamenti e polemiche, ormai il documento non ha bisogno, secondo Zambrano, di ulteriori modifiche:

Va approvato così com’è. Successivamente si potrà magari intervenire di nuovo. In ogni caso, proprio in questi giorni come Presidente del CNI sto cercando di sensibilizzare i referenti politici dei vari schieramenti sulla necessità di approvare il testo. Il tema è delicato e non ammette deroghe. La categoria non può permettersi di aspettare ancora per avere dei compensi equi e rispettosi della dignità dei professionisti”.

Equo compenso: le posizioni di AIGA e ADEPP

Dure le prese di posizione di AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) e ADEPP (Associazione Degli Enti Previdenziali Privati)

Francesco Paolo Perchinunno, al vertice dei Giovani Avvocati, auspica che “la prossima legislatura inizi con una immediata approvazione di una legge di civiltà e ringraziamo tutte le forze politiche per l’impegno profuso”.

Per Alberto Oliveti, Presidente ADEPP, l’equo compenso è “un provvedimento necessario per dare dignità al lavoro professionale e autonomo. Speriamo che la legge venga ripresa in mano, partendo dal consenso trasversale che aveva raccolto”. 

Con due modifiche importanti. Innanzitutto “è necessario che i professionisti iscritti agli Ordini non siano discriminati da possibili sanzioni che riguarderebbero solo loro e non i concorrenti”.

Ma non solo. Per Oliveti “è importante che l’equo compenso valga non solo per le prestazioni nei confronti della pubblica amministrazione, ma anche nel settore privato”.

Inarsind e la legge “monca”

“Non tutto il male viene per nuocere”. Potrebbe intitolarsi così la presa di posizione sull’equo compenso da parte di Inarsind, il sindacato degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti.

Chiaro il pensiero del Vice Presidente Mauro Iacumin: “Meglio aspettare piuttosto che approvare una legge monca”.

Un pensiero così spiegato: “Vi sono diversi aspetti da rivedere e mettere a posto, così come avevamo evidenziato anzitempo. Dobbiamo sempre considerare che si tratterà di un provvedimento trasversale, che riguarderà medici, ingegneri, avvocati e geologi, solo per considerare alcune professionalità. Ecco perché vanno fatti alcuni distinguo”. 

In soldoni: “Ogni tipo di attività comporta un compenso commisurato alla prestazione specifica. Esistono differenze sostanziali tra una professione e l’altra.  Parametri i compensi permette di evitare interpretazioni discrezionali sull’equo compenso”.

La cautela di Ance

Cautela è anche la parola d’ordine di Ance. 

Certo, l’equo compenso è un provvedimento molto atteso dai professionisti di tutti gli Ordini. Ma per la Presidente dei Costruttori, Federica Brancaccio, “necessita di essere tarato in funzione dell’ambito di applicazione, ossia di chi riveste, all’interno del rapporto contrattuale, il ruolo di committente”. 

Ciò per offrire una “tutela rafforzata nei casi in cui si rischia uno squilibrio contrattuale o condizioni svantaggiose per il professionista.

Un’applicazione estesa e generalizzata del provvedimento finirebbe, invece, per introdurre elementi di rigidità all’interno di accordi contrattuali che dovrebbero essere rimessi all’autonomia delle parti.

Con l’effetto, inoltre, di ostacolare la concorrenza.

Occorre, quindi, una maggiore riflessione che porti a circoscrivere l’applicazione della misura o comunque ad evitare la creazione di asimmetrie tra i vari operatori sul mercato, conclude Brancaccio.

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fonte: teknoring