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Catasto edilizio urbano, sono oltre 77 milioni le unità immobiliari censite


Dall’Agenzia delle entrate il report 2021: la maggior parte delle unità hanno rendita catastale; l’88,6% del patrimonio appartiene a persone fisiche.


Alla fine del 2021 le unità immobiliari censite nel Catasto edilizio urbano sono più di 77 milioni; l’88,6% del patrimonio appartiene a persone fisiche.

Il dato arriva dalla sedicesima edizione del rapporto “Statistiche Catastali 2021” – realizzato dall’ufficio Statistiche e Studi della direzione centrale Servizi estimativi e Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate, con la collaborazione della direzione centrale Servizi catastali, cartografici e di pubblicità immobiliare – che fornisce un quadro analitico, a scala nazionale, delle informazioni presenti nel Catasto edilizio urbano al 31 dicembre 2021.

Sul totale di 77 milioni di unità immobiliari, oltre 66,5 milioni appartengono alle categorie a destinazione ordinaria (A, B, C), speciale (D) e particolare (E), ovvero le cinque per le quali è prevista la presenza della rendita catastale (oltre 38 miliardi di euro la somma complessiva, +0,5% rispetto al 2020).

Le restanti unità immobiliari rientrano nella categoria F (unità censite al solo scopo inventariale), nei cosiddetti beni comuni non censibili (ovvero unità di proprietà comune) e in una componente residuale di unità ancora in lavorazione (poco più di 70 mila).

Il Rapporto si concentra, in particolare, sulle cinque categorie con rendita e sulle unità immobiliari della categoria F, ovvero su un totale di oltre 70 milioni di unità immobiliari, un numero cresciuto dello 0,9% rispetto all’anno precedente.

Dal lato dei soggetti, si conferma una spiccata prevalenza delle persone fisiche nell’ambito residenziale (ovvero nella Categoria A, ad eccezione delle A/10) e nella Categoria C, con percentuali prossime o superiori al 90%, così come anche nella Categoria F, con una proporzione prossima all’80%.

Le persone fisiche risultano prevalenti (oltre il 56%) anche nella categoria A/10 degli uffici, mentre per il resto (Categorie B, D, E) prevalgono, pur con rapporti diversi, le persone non fisiche; in generale, per effetto della diversa numerosità delle aggregazioni, le persone fisiche risultano intestatarie dell’88,6% del patrimonio censito.

La proporzione varia in modo abbastanza significativo se si fa riferimento alle rendite: le persone fisiche risultano infatti intestatarie di poco più del 60% della rendita complessiva, con una prevalenza che si conferma superiore al 90% in ambito residenziale e che scende a poco più del 70 nelle C, mentre le persone non fisiche risultano intestatarie del 97,4% della rendita delle B, del 95,4% della rendita delle E, dell’82,4% della rendita delle D e prevalgono anche, sempre in termini di rendita, negli uffici (62,2%).


Ecco una sintesi dei principali riscontri relativi alle singole categorie:

Immobili a destinazione residenziale e uffici (gruppo A)

Le abitazioni (gruppo A, esclusa la categoria A/10) risultano pari a poco più di 35 milioni, con un fisiologico incremento dello 0,3% rispetto al 2020; l’incremento ha interessato le categorie A/2 (Abitazioni di tipo civile, +0,8%), A/3 (Abitazioni di tipo economico, +0,4%), A/7 (Villini, +1,2%), e A/11 (Abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi, +0,5%), mentre le altre risultano in calo (in particolare le A/5 - abitazioni ultrapopolari, -2,2%, e le A/6 - abitazioni rurali, -2,5 per cento).

In termini di rendita le dinamiche risultano sostanzialmente analoghe, con la sola categoria A/9 che presenta un’inversione di segno (+1,4%, a fronte di uno stock che si è ridotto dello 0,4%); la rendita complessiva aggregata, superiore ai 17 miliardi di euro, è aumentata dello 0,5% rispetto al 2020.

La superficie media delle abitazioni si conferma pari a 118 m2 (5,5 se espressa in termini di vani), con valori crescenti in funzione della qualità delle diverse categorie (dai 58 m2 delle A/5, Abitazioni di tipo ultrapopolare, ai 663 m2 delle A/9, Castelli e palazzi di pregio).

A completamento del quadro relativo al gruppo A, la categoria A/10 (uffici) per il sesto anno consecutivo risulta in calo, sia in termini di numero di unità immobiliari (-0,2% rispetto al 2020), sia in termini di rendita (-0,4 per cento).

Immobili ad uso collettivo (gruppo B)

Le categorie catastali appartenenti al gruppo B sono circa 211 mila, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente, e confermano un andamento del tutto analogo a quello delle più recenti rilevazioni, con sei Categorie in espansione (in particolare la B/6, che comprende biblioteche, musei e gallerie, +2,3% in termini di stock e +1,9% in termini di rendita) e due Categorie (B/3, Prigioni e riformatori, e B/8, Magazzini sotterranei per depositi di derrate) in controtendenza, con un calo sia in termini di stock (rispettivamente -0,5% e -1,0%), sia in termini di rendita (rispettivamente -0,2% e -1,3 per cento).

In aggregato le rendite presentano un tasso pari a +0,4%, la metà di quello dello stock; da segnalare, in questo caso, una netta prevalenza degli intestatari persone non fisiche, con le eccezioni della categoria B/8 e, per il solo stock, della categoria B/7.


Immobili a destinazione commerciale e varia (gruppo C)

Il gruppo C contiene un totale di quasi 28,5 milioni di unità, con un incremento dell’1,5% rispetto al 2020, con intestatari per quasi il 90% persone fisiche. Oltre il 96% del totale si conferma, in realtà, concentrato in tre delle sette categorie: C/6 (prevalentemente box e posti auto, oltre 17,5 milioni di unità), C/2 (prevalentemente cantine e soffitte, quasi 8 milioni di unità) e C/1 (negozi, quasi 2 milioni di unità).
La rendita complessiva si rivela superiore ai 6 miliardi di euro, +0,4% rispetto all’anno precedente, con un maggior peso della quota di intestatari persone non fisiche rispetto a quanto visto per lo stock (oltre un quarto del totale).

Immobili a destinazione speciale (gruppo D)

Al gruppo D appartengono oltre 1,6 milioni di unità (+1,1% rispetto al 2020), per oltre il 90% concentrate nelle categorie D/1 (Opifici, oltre 510 mila), D/10 (edifici ad uso agricolo, 438 mila circa), D/7 (edifici ad uso industriale, 310 mila circa) e D/8 (edifici ad uso commerciale, 254 mila circa).

La categoria D/10 è l’unica in cui prevalgono, come intestatari, le persone fisiche (quasi il 90%); il dato più significativo, tuttavia, risulta quello della rendita, che sfiora complessivamente gli 11 miliardi di euro (oltre un quarto del totale nazionale, a fronte di uno stock che è poco più del 2,5% del totale nazionale), in crescita dello 0,7% rispetto alla precedente rilevazione.

Immobili a destinazione particolare (gruppo E)

Gli immobili del gruppo E, infine, presentano uno stock di poco superiore alle 100 mila unità e una tendenza aggregata all’espansione (+1,3% rispetto al 2020), confermando quale unica eccezione la categoria E/4 (-3,6%); le categorie più consistenti restano la E/3 (edifici per speciali esigenze pubbliche, con oltre 44 mila unità) e la E/9 (categoria residuale, con 33 mila unità), mentre anche la rendita aggregata (che supera gli 800 miliardi di euro) risulta in crescita rispetto al 2020 (+1,1).

Entità urbane (gruppo F)

L’ultimo gruppo approfondito nelle Statistiche catastali comprende le unità identificate al solo scopo inventariale: si tratta di circa 3,6 milioni di unità immobiliari (+1,8% rispetto al 2020), per circa la metà concentrate nella categoria F/1 (area urbana), mentre l’unica categoria con numerosità in calo rispetto alla rilevazione precedente si conferma la F/3 (unità in corso di costruzione, -1,6%).

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fonte: edilportale