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Apre al pubblico Casa Balla, lo scrigno segreto del grande futurista.

Per la prima volta l’abitazione studio del pittore a Roma sarà visitabile al pubblico. La riapertura, curata dal museo Maxxi insieme a una mostra dal titolo “Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno” è un’occasione unica per comprenderne l’universo creativo. E la grande influenza sull’arte e il design contemporanei.

ROMA. “Ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente”. Così si legge nel manifesto Ricostruzione futurista dell’Universo, firmato nel 1915 da Giacomo Balla con Fortunato Depero. Tra gli artisti dell’avanguardia futurista, nessuno come loro fece di questa dichiarazione di poetica una pratica di vita. A testimoniarlo è ora l’apertura al pubblico di un luogo unico: un appartamento borghese con terrazzo al quarto piano di un palazzo di via Oslavia, nel quartiere romano Della Vittoria, ai margini di Prati. Casa Balla, come volle chiamarla lo stesso pittore apponendo una targa dal lettering futurista sul portone d’ingresso, è l’abitazione studio dove l’artista visse con la famiglia – la moglie Elisa, le figlie Luce ed Elica – per quasi trent’anni: dal 1929 fino alla morte, nel 1958. Luce ed Elica continuarono ad abitarla fino alla loro scomparsa, nei primi anni Novanta: dal 2004 è stata sottoposta a vincolo di tutela da parte della Soprintendenza Speciale di Roma, ma non era mai stata visibile al pubblico.

Ora, in corrispondenza con l’anniversario dei 150 anni dalla nascita del pittore e dopo un’accurata opera di inventario, catalogazione, studio e messa in sicurezza di tutti i beni che contiene, il Maxxi – Museo nazionale delle arti del XXI secolo celebra la ricorrenza con un’operazione dal titolo Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno. Un progetto doppio, curato da Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi Arte, e da Domitilla Dardi, curatrice per il design del museo: da una parte l’apertura speciale al pubblico (su prenotazione e solo nei weekend, da venerdì 25 giugno e fino al 21 novembre) dell’appartamento di via Oslavia; dall’altro una mostra al terzo piano del Maxxi che mette insieme alcuni dei pezzi di mobilio e dei tantissimi progetti per arredo, vestiario, oggettistica, dei Balla – padre e figlie – provenienti da collezioni private e dalla casa stessa, con una serie di otto nuove produzioni di designer e artisti contemporanei (Ila Bêka e Louise Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Jim Lambie, Emiliano Maggi, Leonardo Sonnoli, Space Popular, Cassina con Patricia Urquiola).

Conviene partire dalla casa: 200 metri quadri circa di meraviglia, per la quale la locuzione “opera d’arte totale”, così consona alla volontà del Futurismo, è sì adeguata, ma in qualche modo anche fuorviante. Perché varcando il portone, ed entrando nel lungo e luminoso corridoio dalle pareti dipinte, allestito nella fascia superiore con le tele del pittore, ci si rende immediatamente conto che “opera d’arte” fa spesso pensare a qualcosa di extra ordinario e avulso dalla realtà quotidiana. Mentre il progetto di Balla, diventato poi un’unica cosa con la sua vita e con quella delle figlie, che furono allieve, compagne del suo lavoro artistico e poi continuatrici della sua pratica dopo la sua morte, è al contrario quello di calare il colore, la luce, le forme artistiche in ogni più minuto oggetto e utensile d’uso comune, in ogni ornamento, in ogni prospettiva, facendo del perimetro domestico un rifugio e insieme un universo che esplode e si moltiplica.

Fa questo effetto la composizione di tre grandi tele nel soggiorno adibito alla pittura: due mani coloratissime che sembrano accogliere, o lanciare verso il cielo, un fiore; fa questo effetto il celebre studiolo rosso, poco più di uno sgabuzzino, coperto di colore da cima a fondo per trasformarlo in una stanza della mente. Restano alcune giacche, coloratissime, disegnate su disegno balliano; un meraviglioso cappello di feltro verde; cuscini, coperte, grandi tappeti a campitura colorata, manifatture realizzate in parte dalle figlie del pittore, in parte da artigiani della zona, così come il mobilio.

Soppalchi, sgabelli, madie, tavoli dalle forme futuriste, pensati per essere realizzati a incastro, con l’uso di pochissime viti. E ancora le piastrelle, i piatti, le lampade, i cavalletti e i pennelli, creati utilizzando materiali talvolta poveri e di riuso. Infine, la produzione pittorica delle figlie: i paesaggi verdissimi di Luce, le nuvole di Elica, che mentre riproducevano l’impronta futurista del padre nell’arte applicata, sembrano essersi ispirate invece per le proprie tele alla sua produzione figurativa pre e post futurista.

È sul recupero di questa meravigliosa officina-laboratorio che, durante la presentazione del progetto Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno, la presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri pone l’accento, richiamandosi al dna del museo; così come sottolinea l’attualità di quel concetto di arte totale, di abbattimento dei confini tra media artistici di cui il futurista Balla fu precursore e che oggi è consustanziale al contemporaneo. Ruotano intorno alla lezione di Balla le otto nuove produzioni della mostra Casa Balla: l’installazione di Alex Cecchetti (con vestiti da dervisci rotanti e un pavimento di ceramica coloratissima) ma anche quella di Emiliano Maggi, dedicata al lato più esoterico e notturno di Balla; il grande tavolo ideato dalla designer Patricia Urquiola per Cassina; il video girato da Ila Bêka e Louise Lemoine, realizzato durante il lockdown proprio a Casa Balla e intitolato The Cave of the Past Future, a sottolineare la dimensione atemporale, quasi primitiva del luogo.

Bartolomeo Pietromarchi, curatore dell’operazione insieme a Domitilla Dardi, spiega come Casa Balla racconti il genio italiano, “la capacità di inventare dal nulla”; sottolinea come un bene finora inaccessibile, e visitato negli anni solo dagli amici di famiglia dei Balla, da qualche collezionista o da studiosi come Enrico Crispolti e Maurizio Fagiolo dell’Arco sia ora finalmente visibile a tutti, anche se solo per un tempo limitato. La Soprintendente Speciale per Roma, Daniela Porro, ricorda il lungo percorso che dal 2004 ad oggi ha portato a questa apertura, e il lavoro di recupero dei materiali grafici ritrovati nell’appartamento di via Oslavia, restaurati e risistemati nell’appartamento in apposite cassettiere che renderanno possibile la consultazione agli studiosi. “Lavoriamo per un’apertura permanente” dice, rivolgendosi al Maxxi, “noi ci mettiamo a disposizione”.

All’anteprima della mostra c’è Enrica Balla, in rappresentanza degli eredi – proprietari dell’immobile – e c’è Lavinia Biagiotti: è dalla Fondazione Cigna Biagiotti che vengono i pezzi più significativi del design balliano in prestito al Maxxi; Lavinia ricorda come, in visita con i suoi genitori, disegnava in via Oslavia con Elica Balla. Il pezzo più bello proveniente dalla collezione Cigna Biagiotti è forse la porta dello studiolo rosso: ora, esposto al terzo piano, si staglia contro la vetrata dell’edificio di Zaha Hadid che fa vedere il cielo e la città. Come il simbolo di un passaggio verso il passato e insieme verso il futuro. Che sia di buon auspicio.

di Lara Crinò

Fonte: https://www.repubblica.it/cultura/2021/06/16/news/apre_al_pubblico_casa_balla_lo_scrigno_segreto_del_grande_futurista-306355359/