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Smart Building: opportunità (ancora) mancata, nonostante il Superbonus


Secondo i dati dello Smart Building Report 2021 del Polimi gli investimenti in tecnologie per edifici intelligenti nel 2020 sono scesi dell’11%.


Passano gli anni, cambiano le esigenze e nascono nuove opportunità. Oggi, grazie all’evoluzione della tecnologia, è possibile che un edificio fornisca tutti i servizi di cui gli occupanti hanno bisogno ma nel modo più efficiente possibile, riducendo cioè al minimo i costi e aumentando i margini di risparmio (energetico e non solo) nel corso degli anni. Questi stessi principi sono quelli a cui si ispirano agevolazioni e incentivi statali come Superbonus ed Ecobonus, destinati a interventi e lavori di miglioria ed efficientamento energetico. Si tratta di un – nuovo – equilibrio che sarà fondamentale non solo per il futuro dell’edilizia, ma anche per il lavoro. L’era dello “smart building”, ovvero degli edifici intelligenti, si sta già delineando, ma è un’opportunità che l’Italia non è stata ancora in grado di cogliere in pieno.

Cosa significa edifici intelligenti e quali vantaggi assicurano?

Si può definire un edificio intelligente quello che utilizza la tecnologia per consentire un uso efficiente ed economico delle risorse, creando al contempo un ambiente sicuro e confortevole per gli occupanti. Gli smart building possono utilizzare un’ampia gamma di tecnologie esistenti e sono progettati o adattati in modo da consentire l’integrazione dei futuri sviluppi tecnologici.

Gli edifici e gli immobili sono spesso il secondo costo più alto per un’azienda (dopo salari e dipendenti), quindi è facile capire perché è importante assicurarsi oggi che lo spazio a disposizione sia utilizzato in modo ottimale.

Inoltre, fornire uno spazio che faciliti una buona qualità dell’aria interna, comfort fisico, sicurezza, igiene, illuminazione, processi efficienti di cui il personale ha bisogno a un livello ottimale migliora la produttività e permette a tutti di lavorare meglio.

Smart building, un’opportunità mancata in Italia

Al livello più fondamentale, gli edifici intelligenti offrono servizi di costruzione utili che rendono gli occupanti produttivi, assicurando, ad esempio: una buona illuminazione, comfort termico, qualità dell’aria, sicurezza fisica, servizi igienico-sanitari e molte altre comodità al minor costo e impatto ambientale.

Raggiungere questo obiettivo, tuttavia, richiede l’aggiunta di sistemi e nuove tecnologie all’interno dell’ufficio, dall’inizio della fase di progettazione fino alla fine della vita utile dell’edificio. 
Gli smart building contengono dispositivi meccanici complessisistemi di controllo sofisticati e una serie di funzioni per migliorare la sicurezza, il comfort e la produttività degli occupanti. Giusto per fare un altro esempio, basta pensare a quando si utilizzano i dati del sistema di sicurezza dell’edificio per spegnere le luci e ridurre il raffreddamento quando gli occupanti non sono presenti.

Gli edifici intelligenti vanno ben oltre il risparmio energetico e il contributo agli obiettivi di sostenibilità, prolungano la vita dei beni strumentali e influiscono anche sulla sicurezza e la protezione di tutte le risorse, sia umane che di capitale. Sono quindi il futuro dell’impresa, un’opportunità da cogliere al volo che ancora non è stata sfruttata al meglio in Italia.

Come dimostrano infatti i dati dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, nonostante il successo del Superbonus, gli investimenti del 2020 (7,67 miliardi di euro) nelle principali tecnologie connesse all’edilizia intelligente in Italia sono calati dell’11% rispetto al 2019.

Edifici e uffici “smart”: i segreti di un ecosistema di successo

Ad oggi gli edifici sono responsabili in Occidente di circa il 40% dei consumi energetici complessivi. E in un’Europa che guarda al futuro puntando alla riduzione delle emissioni e a modelli ecosostenibili, lo smart building non è solo un’opportunità, ma diventa un esigenza.
“La Commissione Europea ha tracciato un percorso molto chiaro che deve condurre alla completa decarbonizzazione di tutti i settori, compreso quello degli edifici”, ha confermato Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy&Strategy Group, durante la presentazione dello Smart Building Report 2021.
L’urbanizzazione frenetica richiederà alle grandi città di mantenere una fornitura ininterrotta di energia per alimentare la produzione di cibo e acqua, i trasporti, la vita residenziale e commerciale, la salute e i servizi umani, il tutto all’interno e intorno agli edifici, che già sono responsabili del 39% delle emissioni di anidride carbonica.

Poiché gli edifici (complessi di uffici, abitazioni multifamiliari, hotel, negozi, scuole, ospedali e centri commerciali, tra gli altri) costituiscono una parte importante dell’infrastruttura cittadina, renderli più “smart” può aiutare a ridurre drasticamente il consumo di energia e il loro impatto climatico. Pertanto, la lotta contro il cambiamento climatico può avvenire un edificio alla volta, aggiornando gli edifici più vecchi e costruendo la tecnologia in nuove costruzioni.

Il ruolo (fondamentale) dell’economia circolare per potenziare gli edifici intelligenti

Al Circular Economy Report, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management PoliMi si è parlato anche di quanto le imprese siano pronte e preparate a questo tipo di cambiamento e, stando a quanto emerso, solo il 24% delle imprese si è detto non interessato a modelli di economia circolare. Inoltre, il 62% delle aziende intervistate ha implementato almeno una pratica di economia circolare o ha giocato un ruolo di supporto ad altre imprese nelle loro iniziative circolari (10%). Nel restante 38%, il 14% ha già chiara la volontà di adottare almeno una pratica di economia circolare nel prossimo triennio.
“Gli obiettivi europei di edifici a zero emissioni potranno essere raggiunti solo attraverso ingenti investimenti che portino a ridurre i consumi, aumentare la penetrazione delle fonti rinnovabili e installare infrastrutture digitali per gestire correttamente i carichi termici ed elettrici”, ha però spiegato Frattin.
“Per quanto riguarda l’Italia – ha aggiunto infine il vicedirettore – gli stanziamenti previsti dal PNRR sono certamente un buon inizio, ma non bastano”.

Fonte: teknoring